Memory fuses and shatters like glass. Mercurial future, forget the past.

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(Venti Gennaio Duemilatredici – ancora in Italia ma senza una connessione internet decente – la compagnia aerea ci avrebbe cancellato il volo anche il giorno successivo n.d.r.)

Qualunque cosa faccia, non sarò mai più pronta di così a lasciare l’Italia. Per questioni familiari, abbiamo prima ritardato di un’intera settimana la partenza, poi ieri, quando i primi fiocchi di neve iniziavano blandamente a imbiancare il Piemonte, e noi avevamo finalmente finito di mettere abiti, giochi e pasta d’acciughe in valigia, svuotare il frigo e mettere via tutti i pannolini extra, la compagnia aerea ci ha avvertiti che il nostro volo era stato cancellato.
Mi son già preparata psicologicamente a salutare tutti per davvero già un sacco di volte, erroneamente, che ora son proprio (quasi) pronta a farlo davvero.
Se solo il Sauro non fosse così malaticcio e le previsioni per il Michigan così inclementi – previste massime a -10 e minime a -20 la prossima settimana.
Cosa mi mancherà?
A parte le cose serie, come gli abbracci, le confidenze dal vivo, le telefonate sullo stesso fuso orario, le chiacchiere a colazione e il “ci vediamo dopo”, mi mancherà lo Yomo alla fragola e la mozzarella di bufala cremosissa. Le pagnottine fragranti, la ricotta che sa di latte, il cappuccino e croissant delle dieci e mezza con mio papà. Il campanello che suona e sai che è una faccia amica.
Più di tutto la risata del Sauro che gioca con le sue cugine prima di cena. “Smettetela di correre e se vi fate male non venite a piangere da me”, what a cliché!
La signora delle pulizie che stira le camice, il Dixan, il mio super aspiapolvere Dyson. I muri di mattoni, l’assenza di basement e relativo mostro assassino, la mia Panda.
Il voler mangiare qualsiasi cosa scritta sul menu al ristorante del cuore, l’incontrare qualcuno che conosci, sempre e comunque quando esci di casa, la mia stufa, le gelatine di frutta per corrompere il Sauro, l’assenza di Skype per i rapporti umani, la fettina di manzo.
Però sono anche contenta di tornare.
Ho voglia di rivedere il cielo del Michigan, quello che giorno dopo giorno, alba dopo tramonto, ti lascia senza fiato e sembra che lassù si stia scatenando l’apocalisse. I grandi spazi senza montagne. Le foreste, i parchi, i procioni (che forse ora sono in letargo ma torneranno presto ad attaccare i nostri bidoni dell’immondizia). L’efficienza. Di tutto, dagli uffici postali al postino. Dai siti internet che funzionano e li puoi usare per tutto, dal prenotare il parrucchiere al menu del ristorante che sai che sarà aggiornato.Dalle casse del supermercato alle offerte che non son fatte per fregarti ma per agevolarti.
La cortesia delle cassiere o delle commesse in generale, che sarà anche falsa, ma sempre meglio della spocchia italica.
E poi non vedo l’ora di essere circondata da gente che guida in modo decente. Magari un suv a 16 posti o un camion a 16 ruote, ma bene. E non lo dico solo perchè con mia sorella in Italia, abbiamo incontrato un ottantaseienne in contromano in autostrada. Noi italiani guidiamo di merda, parcheggiamo ancor peggio, sulle strade si è in costante pericolo di morte. O incidente per lo meno. Strade sporche, parcheggi di merda, gente che ti insulta e che ha costantemente fretta.
In Michigan la gente sorride. E in nove mesi non ho mai fatto un parcheggio in retro.
Quindi au revoire, Italì. E vi prego, se potete, non rimandate al governo Berlusclown.

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